Cavi in fibra ottica sottomarini contro terremoti e tsunami

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I cavi in fibra ottica sottomarini rappresentano un elemento fondamentale di Internet, consentendo il collegamento ad altissime velocità tra aree geografiche anche molto lontane tra di loro, come mostra la mappa gestita da TeleGeography. Come si può apprezzare dalla mappa, due grossi hub su cui convergono i cavi sottomarini sono la Sicilia e, ancor più vicino a TOP-IX, Marsiglia. Secondo l’Economic Impact of Submarine Cable Disruptions trasportano ben il 97% dei dati di Internet.

Da oggi i cavi, oltre a svolgere un ruolo fondamentale nel trasporto del traffico Internet, diventano uno strumento per monitorare i terremoti sottomarini. Si tratta di una tecnica innovativa messa a punto dall’INRIM e dal National Physical Laboratory, in collaborazione con il British Geological Survey e con l’Università di Malta, raccontata in un articolo su Science. Adattando la tecnica con cui vengono trasmessi i segnali di tempo per mezzo di laser ultrastabili, la fibra può essere trasformata in sensore in grado di avvisare dell’arrivo di terremoti e tsunami.

“Gli ecosistemi digitali, e le fibre ottiche in particolare, vanno già oltre il trasporto dati, come dimostra per esempio il servizio “Time as a service”, che fornisce una datazione per la finanza certificata e resiliente, che Top-IX e Inrim offrono anche sulla piazza milanese ma non solo – spiega Davide Calonico, Primo Ricercatore all’I.N.RI.M. e presidente del Consiglio Direttivo di TOP-IX -. Nel Science abbiamo dimostrato un’applicazione molto più scientifica e di portata globale, che abilita una potenziale  rete di rivelazione terremoti sottomarini là dove fluiscono i dati. Sono convinto che altre applicazioni arriveranno presto, magari con la nuova sensoristica o con le tecnologie quantistiche su fibra, sui cui l’Europa è così attiva.”

Oggi gran parte dei terremoti sottomarini non viene rilevata perché installare stazioni di monitoraggio sismico sul fondo del mare è molto costoso. I cavi, già installati, lunghi fino a 535 chilometri, si trovavano collocati a una distanza dall’epicentro del terremoto tra i 25 e i 18.500 chilometri. Sfruttando questa rete ci si può assicurare un sistema di rilevamento capillare con un notevole risparmio economico.